Valutazione dello stato sanitario di Turdidi da richiamo in gabbie di dimensioni tradizionali o maggiori. Parte I: aspetti morfologici, parassitologici e mortalita’

D. Gallazzi, G. Grilli, E. Concina, P. Ripepi, R. Granata, V. Vigorita

Abstract


La detenzione in gabbia di uccelli del genere Turdus a scopo di richiamo è consentita dalla legge n° 157 dell’11 febbraio 1992 ed avviene secondo modalità tradizionali in gabbie di dimensioni standard indipendentemente dalla specie considerata. Tuttavia, in termini di spazio, mancano dati obiettivi riguardanti le necessità delle singole specie perché sia garantito un certo grado di benessere. Abbiamo voluto valutare in quattro specie di uccelli del genere Turdus (Cesena,Merlo, Tordobottaccio e Tordosassello) se la detenzione in gabbie di dimensioni tali da consentire anche alle specie più grosse l’apertura delle ali fosse preferibile a quelle in gabbie standard. A tal fine sono stati utilizzati 10 soggetti adulti per specie, catturati durante il passo e quindi suddivisi a caso (solo i merli risultavano tutti di sesso maschile) in 2 gruppi collocati in gabbie di dimensioni diverse e rispettivamente per il gruppo A (gabbie standard): 29,5 x 22 x 23 cm (LxI x h), mentre le misure del gruppo B erano pari a: 43 x 38 x 28 cm. Dopo due mesi di adattamento alla cattività, per un intero anno gli animali sono stati giornalmente seguiti e mensilmente controllati per quanto riguarda l’aspetto morfologico (peso,stato di impiumagione, eventuali lesioni traumatiche, ectoparassiti), le endo-ectoparassitosi (parassiti ematici edenterici), la mortalità. Ad ogni controllo mensile è stato effettuato un prelievo ematico a tutti i soggetti per la valutazione degli emiparassiti. Dal punto di vista morfologico, già dal primo controllo, non si sono notate differenze relative allo stato di impiumagione, che risultava scadente in tutte le specie. In particolare si presentavano spezzate alla base le timoniere e molto rovinate le remiganti primarie. Tale situazione è migliorata temporaneamente (settembre-ottobre) in tutte le specie dopo la muta estiva. Paradossalmente le rotture delle penne e l’inevitabile imbrattamento fecale delle piume ha sfavorito lo sviluppo degli acari e dei mallofagi, presenti in pochi soggetti ed in basso numero rispetto a quanto normalmente riscontrato nei cospecifici appena catturati. Il peso dei merli e delle cesene è risultato essere sempre statisticamente più elevato nei soggetti del gruppo B, i tordi sasselli e i bottacci invece non hanno mostrato variazioni di rilievo tra i 2 gruppi. Sporadiche e presenti in tutte le specie le lesioni traumatiche alla base del becco e soprattutto ai cuscinetti plantari, legate verosimilmente alla maggiore irrequietezza di alcuni soggetti: in questi casi non si sono dimostrate meno lesive le barre inplastica rispetto quelle in metallo verniciato. Nel corso del periodo sperimentale le lesioni podali sono state causa della morte di due dei quattro soggetti deceduti, negli altri due casi si è trattato di incidenti (rottura della giugulare in corso di prelievo ematico). L’entitàdelle endo-ecto parassitosi non è apparsa mai tale da influenzare in modo negativo lo stato sanitario degli animali, indipendentemente dal tipo di gabbia, a motivo della progressiva diminuzione della prevalenza parassitaria (qualche Leucocitozoon spp., microfilarie e Haemoproteus spp. a livello ematico ed Isospora spp. e cestodi a livello enterico). In conclusione in questa prima prova le differenti dimensioni delle gabbie nelle quali sono stati mantenuti i soggetti non sembrano avere influito sui parametri controllati ad anche lo scadente stato di impiumagione, elemento immediatamente percettibile e impressionante) è stato costante nei 2 gruppi.

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Journal of Mountain Ecology
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