Monitoraggio di un focolaio di brucellosi nel camoscio alpino
Abstract
Questo è un rapporto preliminare sul primo focolaio di brucellosi in camosci (Rupicapra rupicapra) del versante alpino italiano. A seguito dell’isolamento di Brucella abortus biovar 1 da un camoscio rinvenuto in Val di Susa (Torino) nel Dicembre 1994, e’ stato intensificato il monitoraggio sugli ungulati selvatici dell’area. Ad oggi, sono state eseguite 282 autopsie di ruminanti selvatici e si sono ispezionate le carcasse di 2249 ungulati abbattuti in caccia. Inoltre, si sono eseguite analisi per Brucellasu 1204 campioni di siero. Sono stati individuati altri 9 camosci infetti (5 nel 1995 e 4 nel 1996), tutti provenienti da un settore limitato di 3.000 ha circa. In questo settore, la prevalenza dell’infezione nel camoscio e’passata dal 10.7% nel 1995 all’ 8% nel 1996. Nel 1997 non e’ stata riscontrata alcuna positività, ma stante l’entità delcampione, non si può escludere una prevalenza inferiore all’8%. Casi di brucellosi non sono stati segnalati, sinora, in mandrie e greggi indenni alpeggiate nel settore di provenienza dei camosci infetti o contigue ad esso. L’indagine anamnestica ha evidenziato che, nell’estate 1994, una mandria positiva per brucellosi aveva monticato illegalmente in detto settore. E’quindi verosimile che il focolaio abbia avuto un’origine domestica. Il monitoraggio verrà proseguito in modo da verificare se B. abortus possa trasmettersi efficacemente fra ruminanti selvatici, indipendentemente da nuovi apporti ad opera di bestiame infetto.
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